Sunday, December 19, 2010

Dal bus

La posizione era disumana. Il gradino freddo reggeva la tempia con il suo angolo. Spigoloso e duro come la pietra sulla pelle che si deformava adattandosi disordinatamente a quella forma geometricamente esatta e tagliente . Il corpo di traverso, innaturalmente posato sui gradini indicava inevitabile sofferenza. Occhi chiusi. Vento freddo di Novembre delle vie di NY. Nessuno si muove. Nessuno. Nemmeno io che sono qui a scrivere e che adesso a posteriori cerco una ragione buona. Se avessi mosso un dito non avrei almeno subito la violenza di questo reale. Lo avrei combattuto con una azione, con un gesto contrario e compensatore. Se fosse stato un figlio o un parente non lo avremmo lasciato li. Parente e figlio di qualcuno deve essere.  Pagine di storia di vita scritte su carta straccia. Dovrei scendere e cambiare quel minimo di mondo di cui mi viene data la possibilita' di cambiare. Mi volto invece. Mi volto dicendo che non cambierebbe nulla e domani sarebbe lo stesso. o forse e' apposta su quel gradino. Apposta perche' io mi senta cosi. E che non devo caderci. Il freddo di quel gradino mi entrato dentro. E adesso quello spigolo regge il mio di cuore.