Monday, August 6, 2012

La non banalita' della quotidianeita'

La vecchia signora era sicuramente indiana. Avanzata in eta', ma ancora giovane per lavorare davanti ad un computer e batterci i tasti. Leggermente ricurva su se stessa, non portava vestiti tradizionali come fanno parecchi qui in questo edificio, ma  gli indumenti che indossava avevano quella saggezza di chi sa cosa vuol dire un clima caldo e umido. I movimenti erano lenti e sapienti, e guadaganrono subito il mio rispetto. Schiaccio' il bottone del terzo piano e io mi avviciniai alla grande tastiera per premere quello del quinto. Lei fu piu veloce di me in un atto di cortesia che voleva proprio fare. Quinto? mi dice. Io annuisco e poi sento il bisogno di dire qualcosa. Ha indovinato giusto dico, proprio il quinto, come faceva a saperlo?. Penso che i cinque piani qui hanno tutti lo stesso numero di uffici e sono uniformemente popolati. Vanno tutti al quinto, dice lei, constandando questa realta' mentre me la racconta, al quarto pochi e poi parecchi al terzo come me. Lo dice con le mani e con gli occhi e con quella lentezza di chi oramai la realta' la constata, la prende come e' e non cerca di cambiarla piu'. Ha indovinato giusto dico io proprio il quinto, e penso che inevitabilmente ho addosso qualche segno inequivocabile di uno che vive li', in cima  all'ultimo piano. Qualcosa di me ha parlato in quel silenzio d'ascensore.  Quegli occhi piu' vecchi di me devono averlo colto come un istinto. Ci salutiamo e inizia la mia giornata.

No comments:

Post a Comment